Gli influencer possono essere una risorsa importante per la comunicazione e, di conseguenza, per il business. Oggi parliamo di loro.
Partiamo con alcune citazioni da Glossariomarketing.it: “Figure sviluppatesi soprattutto all’interno delle digital pr e dei canali social, gli influencer sono soggetti con un seguito più o meno ampio di pubblico che hanno la capacità di influenzare i comportamenti di acquisto dei consumatori in ragione del loro carisma e della loro autorevolezza rispetto a determinate tematiche o aree di interesse.
Attraverso i loro canali social mostrano sostegno o approvazione (endorsement) per determinati brand, generando un effetto pubblicitario, ma senza palesare la finalità commerciale della comunicazione. Agli occhi dei consumatori, pertanto, gli influencer presentano una maggiore credibilità rispetto alle figure professionali normalmente impiegate dall’impresa per promuovere i propri brand e prodotti: ad esempio, agenti, promoter, brand ambassador, testimonial ecc.”.
Diciamo subito che proprio questa ambiguità di fondo, generata dal fatto che in passato non è mai stato chiaro che l’influencer stava di fatto pubblicizzando un prodotto di una azienda che lo pagava proprio per questo, ha generato una serie di provvedimenti che stanno cercando di regolare questo “strumento”, al punto che gli influencer da pochi giorni possono ufficialmente associarsi allo IAP, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, che tratta di etica, trasparenza e correttezza (per inciso, fra i primi associati c’è Chiara Ferragni, ovvero, l’influencer n.1 almeno in Italia, ma non solo).
Tutto questo testimonia l’importanza, e la rilevanza, raggiunti dagli influencer ,e proprio per sondare questo universo relativamente nuovo, è stato presentato il lavoro del primo Osservatorio Italiano dell’Influencer Marketing, organismo formato dallo IED (Istituto Europeo di Design) e dalle agenzie AKQA e FLU (specializzate nel settore).
I risultati sono stati raccolti attraverso un campione di alcune centinaia di realtà, in predominanza PMI (45%) e multinazionali (39%), ma anche consulenti (8%) e start-up (7%). Di tutti loro, ben il 64% ha utilizzato influencer per la propria comunicazione e lo ha fatto principalmente in modo continuativo (62%), tranne le PMI che rivelano invece un atteggiamento “one shot”.
Ma quanto costa un influencer? L’Osservatorio fornisce importanti, e utili, riferimenti anche per quanto concerne gli investimenti nel settore: il 21% ha speso più di 50mila euro (sono soprattutto le multinazionali), il 39% da 10 a 50mila euro, il 36% da mille a 10mila euro.
E i risultati? Tre quarti del campione, in maniera diversa, si è dichiarata soddisfatta (al punto che confermerà o incrementerà la spesa in questo settore), un quarto (il 24%) , invece, ha confessato la propria delusione, dovuta soprattutto a motivazioni che hanno a che vedere con la scelta dell’influencer (scarsa professionalità/disponibilità o scelta completamente errata), la difficoltà a misurare i risultati, la scarsa fiducia nello strumento.
Dal campione emerge anche una piccola percentuale di operatori (circa il 5%) che attua operazioni di Influencer Marketing a costi quasi nulli, o “arrangiandosi” o utilizzando quelli che vengono definiti “micro-influencer”, figure che si distinguono per avere magari meno follower in termini quantitativi ma che sono in grado di creare più engagement con la loro fan base.
Ultimo (per ora …) sviluppo di questa figura è il “phygital influencer”, ovvero la figura che opera sia a livello digitale sui social, sia a livello di presenza fisica nei punti vendita o nella sede dell’azienda per eventi rivolti al target.
Da questa indagine appare un altro elemento rilevante, ovvero l’importanza delle figure professionali che devono sostenere le aziende strutturando la influencer strategy, stabilendo i KPI corretti e, soprattutto, individuando l’influencer “giusto”. Come sempre, alcune aziende utilizzano risorse interne, anche se il supporto di una agenzia di comunicazione è senza dubbio indicato.
Per chi volesse comunque avvicinarsi a questo “mondo”, esistono piattaforme web che indicano gli influencer per settore o che, addirittura, realizzano un “influencer score”: parliamo, per esempio, di Buzzsumo e di Kred.
In chiusura, che l’Influencer Marketing sia da considerarsi, a tutti i livelli, uno strumento potenzialmente utile nella strategie di comunicazione, è fuor di dubbio. Resta, come sempre, la valutazione complessiva, il guardare cioè alle esigenze di comunicazione di un’azienda in termini globali e non strettamente settoriali, il compito (e il lavoro) di una agenzia di comunicazione serie ed efficace.
E TU, HAI MAI PENSATO ALL’INFLUENCER MARKETING?
PARLIAMONE!